Autorizzazioni in Emilia Romagna

impiccato2In Emilia Romagna non se la passano meglio che in Veneto, anche lì c’è una legge che prescrive l’autorizzazione degli studi dentistici e anche lì i colleghi devono correre per soddisfare le fregole di dipendenti pubblici ansiosi di giustificare il proprio stipendio.

Ed ecco le novità da Ferrara:

I dirigenti dell’Unità Operativa di Igiene dell’AUSL di Ferrara lo scorso Luglio decidono di avviare la verifica della permanenza dei requisiti autorizzatori degli studi dentistici.

CAO, AIO e ANDI si mobilitano e vanno ad un confronto con il direttore dell’UO di Igiene ed ottengono qualche beneficio nell’esecuzione di questi controlli. Ma la cosa che a noi importa è ciò che NON ottengono, ovverossia come avverranno alla fine i controlli. Ora, al momento, i controlli avverranno così:

  1. senza preavviso! Un giorno qualunque, magari mentre state bestemmiando perchè durante l’estrazione di un incluso si è rotta una radice, il paziente è svenuto e l’assistente ha l’inserimento del bambino all’asilo, proprio in quel giorno vi capitano sulla porta i solerti funzionari e non potete mandarli dove sapete!
  2. i controlli sono su tutte le caratteristiche dichiarate in sede di autorizzazione, ma l’UO di Igiene ha stilato, bontà sua, un elenco di 32 (trentadue) requisiti su cui i verificatori si soffermeranno.
  3. il primo: “E’ presente un organigramma con la distribuzione dei livelli di responsabilità tecnico- organizzativa della struttura“. Dove sta il problema? se avete licenziato e/o assunto qualcuno nel frattempo. Ovvio: trascrivere o cancellare un nome dall’organigramma non costa molta fatica, ma significa che oltre a comunicarlo all’INPS, all’INAIL, all’Ispettorato, dovete pure comunicarlo all’ASL!
  4. il secondo: “E’ presente un inventario aggiornato delle apparecchiature biomediche in dotazione”. Anche qui ovviamente è tutto da discutere se la lampada fotopolimerizzante sia o non sia una apparecchiatura biomedica, ma il punto sta proprio qui. Ci sarà il funzionario per il quale rientra e quello per il quale non rientra. Ma il vostro inventario è aggiornato con le idee del funzionario?
  5. il terzo: “Sono presenti i collaudi di accettazione per le apparecchiature biomediche (se di nuova  acquisizione)“! I rappresentanti CAO-AIO-ANDI hanno chiesto di non soffermarsi sui collaudi, specie per le apparecchiature più piccole, per le quali non sono (loro) neppure in grado di sapere se sono necessari o no! Siamo davvero nel Paese delle Meraviglie: cioè, se un funzionario ti sta antipatico e ci litighi, sei fottuto, perchè può decidere di soffermarsi o non soffermarsi a seconda della sua buona disposizione!
  6. il quarto: “E’ presente la documentazione delle apparecchiature in italiano”! Il problema non è se sapete o non sapete usare le attrezzature che avete in studio, ma se c’è la documentazione in italiano! Al che i nostri rappresentanti si sono premurati di informare i colleghi che controllino “di avere la istruzioni d’uso in italiano per ogni singola apparecchiatura. Normalmente fornito dal produttore all’atto della vendita in quanto imposto da leggi comunitarie“. Meno male!
  7. il quinto: “E’ presente un piano per la manutenzione preventiva delle apparecchiature biomediche che riguardi le procedure adottate per le singole tipologie di apparecchiature (Verificare gli aggiornamenti)“. Ci vuole un traduttore dal burocratichese, ma la cosa più interessante è che i rappresentanti di categoria hanno ottenuto che “i verificatori si attengano alle verifiche consigliate dal produttore“! Questo è particolarmente allarmante: perchè in assenza dell’intervento provvidenziale di CAO-AIO-ANDI come sarebbe andata a finire? che i verificatori avrebbero preteso procedure pescate dove? dai loro incubi notturni?

Ci fermiamo qui, l’esempio basti a coloro che sanno far tesoro dell’esperienza.

Ma ci domandiamo: come è possibile affermare che aver convinto il boia a non tirare il cappio nel quale abbiamo volontariamente infilato la testa è una grande vittoria? Il punto non è se l’autorizzazione ci richieda sforzi più o meno razionali e giustificati. Il punto è che ci mette nelle mani di chi non deve rispondere di niente a nessuno.

Un paese che come corruzione sta dietro a Cuba e Ghana, che ha una burocrazia terrificante, centomila leggi in conflitto le une con le altre, in un paese come il nostro non ci vuole molto a sapere come possono andare le autorizzazioni!

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6 pensieri su “Autorizzazioni in Emilia Romagna

  1. Si sa che l’Atorizzazione Sanitaria è solo un mezzo per passare carte e giutificare certe figure organizzative e lavorative pagate dalla collettività per fare qualcosa.Pensate gente (diceva Arbore!!) se avete un figlio/a disoccupato/a.

  2. Correzione: non era trent’anni fa l’ANDI ma l’allora AMDI.Questo per la per la precisione e per non creare malintesi.

    • Sì, l’Associazione Medici Dentisti Italiani è nata dall’Associazione Nazionale Medici Italiani, associazione gloriosa nata nell’800, all’epoca degli scioperi e dei boicottaggi per i quali i medici erano considerati pericolosi sovversivi. Poi, dopo la nascita del corso di laurea in odontoiatria e in ossequio alla pedissequa accettazione dell’indirizzo europeo alla separazione (nello specifico tra odontoiatria e medicina) si propose come nome ADI (Associazione Dentisti Italiani) che faceva l’occhiolino alla più famosa associazione dentale del mondo: L’American Dental Association.
      Chi c’era sa che per uno scherzo del destino quel nome divenne indisponibile, per cui si ripiegò su Associazione Nazionale Dentisti Italiani.
      Quel “Nazionale” tuttavia non so fino a che punto sia stato meditato: è un superamento dell’antifascismo postbellico? una riesumazione di tematiche tipiche del ventennio? uno sdoganamento del nazionalismo? un rifiuto del leghismo e del federalismo che proprio allora emergevano?
      Non ne ho la minima idea, la mia impressione è che la maggior parte dei dentisti iscritti a quel sindacato non sappia neppure a cosa è iscritta.
      Però: cosa c’entra? Dove abbiamo citato quel sindacato?

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