Cliniche Dentistiche: vuoto a perdere (da Gente Veneta)

bollone_GV_normalSul settimanale della diocesi di Venezia, Gente Veneta n.34 del 21 Settembre u.s., a pg 27 un articolo di Marco Monaco titola: “Cliniche dentistiche? Andi: <<Le impone il mercato>>“.

Speriamo che il presidente ANDI di Venezia, intervistato nell’articolo, faccia immediatamente presente al direttore del giornale che il suo pensiero è stato frainteso, e speriamo che davvero lo sia stato, perché affermare che le Cliniche Dentistiche hanno un vantaggio competitivo in una economia di libero mercato sui libero professionisti è falso oltre che autolesionista se sostenuto dal presidente di un sindacato odontoiatrico.

Marco Monaco, l’autore del citato articolo (ma chi è costui? forse il presidente provinciale della Lega Consumatori delle ACLI di Venezia?), deve essere stato “informato” da Marco Longo, “amministratore delegato di LTO, uno di questi gruppi di cliniche private“, o da chi per lui, per aver scritto un articolo così mal documentato e fazioso. Essendo un settore altamente specialistico nel quale le regole del mercato hanno applicazioni non del tutto standard, non mi stupisco che un non addetto possa prendere lucciole per lanterne, quindi non ne faccio carico a Monaco, ma alle sue fonti, ovviamente.

Le Cliniche Dentistiche oggetto dell’articolo sono quelle strutture caratterizzate da importanti investimenti di capitali, gestite da personale amministrativo o comunque non medico, che vediamo un poco dovunque. Il Marco Longo afferma che il vantaggio di queste strutture sui libero professionisti sarebbero le “economie di scala che … permettono di cambiare le tecnologie restando al passo con le novità“.

Ora: sarei curioso che il Marco Longo o il Marco Monaco ci spiegassero quali sono i costosi macchinari che un libero professionista non può permettersi (ma una struttura complessa sì) e che migliorano la qualità delle cure. Onestamente, dopo trenta anni di professione, centinaia di corsi, migliaia di ore passate a leggere, non me ne viene in mente nessuno. O perlomeno nessuno legale.

La precisazione “legale” in Italia è dovuta e merita qualche riflessione. Infatti ci sono attrezzature costose e a volte molto costose che i dentisti sono restii ad acquistare e che invece troviamo spesso in alcuni di questi centri: le attrezzature radiologiche. Epperò, in Italia la normativa stabilisce che il dentista può effettuare prestazioni radiologiche solo come attività complementare alla propria clinica. Evidentemente la TAC non può essere complementare, nel senso che è difficile immaginare un intervento odontoiatrico che richieda l’esecuzione di una TAC nel corso dell’intervento stesso. Perciò i libero professionisti, i quali sono notoriamente un po’ troppo preoccupati di rispettare le leggi, si astengono dall’acquistare quei macchinari che invece le Cliniche Dentistiche accumulano senza scrupoli. Ma facciamo uno sforzo di immaginazione e collochiamoci in una realtà di libero mercato assoluto, senza alcuna remora legale nè deontologica, e supponiamo di valutare l’utilità economica di sofisticati macchinari radiologici in uno studio dentistico. Ora, l’affermazione del Longo, che in quelle strutture verrebbero ammortizzati e non nel singolo studio professionale, è evidentemente faziosa e secondaria. Il problema non è se quelle attrezzature vengono o non vengono ammortizzate, ma se aumentano o non aumentano la qualità del servizio. Qualunque professionista sa che i centri radiologici di qualità sul territorio sono molto pochi, nel territorio occidentale della provincia di Venezia credo uno solo, a confronto con almeno 250-300 studi dentistici attivi, comprese una decina di Cliniche Dentistiche. Perché la professione di radiologo non si improvvisa, come ogni professionista sa e ogni abusivo ignora. Un dentista quando fa radiografie sta ad un radiologo come un abusivo sta ad un dentista. La qualità delle prestazioni radiologiche fornite nelle Cliniche Dentistiche grazie all’utilizzo di macchinari radiologici anche molto costosi, è paragonabile a quella delle cure dentistiche degli abusivi che lavorano nelle cantine. Ovviamente tutt’altro discorso è quello che riguarda le radiografie eseguite intra-operatoriamente, per le quali non si può temporeggiare in attesa di una prestazione migliore, ma l’abbiamo già spiegato altrove, appunto.

Per fare un esempio: stiamo conducendo una ricerca sulle guide radiologiche in collaborazione con uno di questi centri di radiologia seri e qualificati. La collaborazione con questo centro è risultata indispensabile per la ricerca stessa, perché il radiologo ha competenze nel settore fuori dalla portata di un qualunque dentista, dalla concentrazione migliore del bario per le resine radiopache alla curvatura adeguata delle sezioni. C’è forse un qualche “dipendente” o “collaboratore” di queste Cliniche Dentistiche che possa competere? Se si, che ci facciano il nome e lo metteremo a confronto con il nostro radiologo di riferimento.

Nel ragionamento del Longo c’è tuttavia un punto che ha un fondamento, ovverossia che il libero professionista non dovrebbe temere queste cliniche le quali anzi gli consentirebbero di concentrarsi sulla clinica delegando ad altri le attività gestionali. Non c’è dubbio, sarebbe un bel vantaggio, ne diamo atto. Perciò le affermazioni del dott.Berto, presidente ANDI, nello  stesso articolo, sono fuori luogo. Il dott.Berto critica queste strutture perché metterebbero a rischio la libera professione trasformando i dentisti in dipendenti. Difesa davvero debole, perché se una organizzazione del lavoro produce un servizio migliore (cioè: di qualità migliore e di costo inferiore) nessuna nostalgia ha alcun significato.

La domanda perciò non deve essere se le Cliniche Dentistiche sono o non sono una minaccia per la libera professione. Ma bensì se forniscono un servizio migliore e più economico alla popolazione. Questo è il punto. Ed è su questo punto che il Longo dovrebbe dimostrare che le promesse le mantiene. Che è in grado di fornire ai dentisti un ambiente lavorativo nel quale essi possano concentrarsi sulla clinica liberi da ogni altra incombenza. Magari! Se fosse così, che mi scriva e mi libero subito del mio studio e di tutte le rogne burocratiche annesse.

La realtà è che invece la difficoltà nella gestione burocratica cresce esponenzialmente con la complessità dell’organizzazione, così come nella gestione dei dipendenti, dei fornitori, del magazzino, il rischio clinico e il contenzioso con i pazienti, eccetera. Le Cliniche Dentistiche, al di là di ogni buona intenzione, offrono un servizio di qualità inferiore e dai costi superiori rispetto agli studi singoli. Nei fatti e non nelle teorie e siamo pronti ad ogni possibile confronto sull’argomento. Ci sarà pure qualche ragione per la quale la soddisfazione dell’utenza delle ClinicheDentistiche è estremamente inferiore rispetto a quella degli studi privati, anche per quel che riguarda i costi (dati in corso di pubblicazione).

Ecco che, dopo la descrizione appena fatta, si capisce la logica dell’articolo pubblicato su Gente Veneta: queste strutture possono sopravvivere solo con enormi investimenti pubblicitari. E non sempre la pubblicità è manifesta. Ci sono anche pubblicità mascherate da articoli!

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7 pensieri su “Cliniche Dentistiche: vuoto a perdere (da Gente Veneta)

  1. A mio avviso la questione si può vedere da due punti di vista: quello dell’odontoiatra e quello del paziente. Un’eventuale evoluzione della professione verso una forma più o meno forte di dipendenza ci sta e si è storicamente verificata in altre professioni o mestieri più e meno prestigiosi.
    Oggi come oggi la dipendenza potrebbe essre un’opzione per un odontoiatra: stipendio, assistenza e previdenza sicure, a fronte di guadagni inferiori. Perchè no, oggi poi? Ma la realtà è un’altra. Oggi la dipendenza per i liberi professionisti viene intesa dalle grandi organizzazioni come uno stipendio modesto mascherato da prestazione libero professionale, senza garanzie e contributi di alcun genere!
    Al di là, quindi, di giusti e ragionevoli argomenti sull’eticità della libera professione, per l’odontoiatra libero professionista le grosse strutture low cost non sono convenienti, a meno di considerarle brevi periodi di esercitazioni sui pazienti (un pò come si faceva tanto tempo fa presso gli studi degli abusivi).
    Vediamo ora l’aspetto per i pazienti.
    Risparmiano veramente? Intanto quella dell’economia di scala è una boiata pazzesca. La più grande economia di scala italiana sarebbe l’eliminazione delle Regioni, perchè non la fanno?
    In verità sono l’elasticità e l’adattabilità dei piccoli studi a garantire una sopravvivenza della nostra attività. E questo nonostante ci siano state imposte incombenze non proporzionate alle nostre dimensioni organizzative, nel silenzio dei nostri rappresentanti. L’autorizzazione sanitaria vi dice niente? I grossi centri devono viaggiare sempre a 200 km all’ora per campare. E allora, se questo è vero, chi sono quelli che investono in questo settore? Quanto “tanto” devono guadagnare dal “poco” che prendono dai pazienti? Il risparmio sul personale è sufficiente a giustificare i grossi investimenti in attrezzature e pubblicità? Me lo sono spesso domandato, senza trovare una risposta. In verità ne ho qualcuna cattiva, ma ve la risparmio. Ma tutto questo può non riguardare il paziente, basta che spenda meno, alla faccia del rapporto col dentista e tante altre belle cose che ora sembra non abbiano più alcun valore. Ma risparmia davvero? O finisce con il farsi fare tante cose di cui non ha bisogno, comprese indagini radiografiche ingiustificate? Quante volte abbiamo cercato per loro una soluzione “anche” economicamente sostenibile? E quando qualcosa va male, come viene rimediato? Di questo si dovrebbe occupare e preoccupare la nostra CAO che, se non sbaglio, deve occuparsi della qualità della prestazione odontoiatrica al cittadino. E lo Stato dovrebbe proccuparsi di controllare la qualità del rapporto di lavoro, così come fa con noi (vedi quella putt…. dei corsi sulla sicurezza e tutte le garanzie che, giustamente, concediamo alle nostre collaboratrici). E’ facile, altrimenti, far costare meno le stesse (si fa per dire) prestazioni.

  2. A proposito di “cliniche dentistiche”, campagne pubblicitarie ed apparecchi radiologici sofisticati:
    a Novara la scorsa primavera campeggiava un enorme cartellone pubblicitario
    ( dalle dimensioni di circa 3mt X 9mt ) a nome di una “clinica dentistica” il cui messaggio affermava:

    ” IL TUO DENTISTA HA APPENA CAMBIATO LA PORSCHE,
    NOI INVECE ABBIAMO COMPRATO LA NUOVA T.A.C ! ”
    Chissà quando lo vedremo pure qui?

  3. già 🙁
    il problema è che ci tiriamo dietro una vecchia immagine dell’odontoiatria
    quanti anni ci vorranno perchè la gente si accorga che i nostri redditi sono paragonabili a quelli degli artigiani? con 15 anni di studio e una vita di aggiornamento e tanti balzelli in più, come dice giustamente il dott.Mele

    forse però i dentisti di Novara potrebbero rispondere con un altrettanto grande cartello: “hanno comprato la TAC. Adesso devono capire come funziona”

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