La buona fede del Presidente

Il Presidente (Innominato) mi riceve al primo piano di quella vignettaelegante palazzina che fu della Democrazia Cristiana. Mi accoglie sulla soglia dell’ufficio con quell’atteggiamento un po’ mellifluo, un po’ distaccato, un po’ confidenziale che ricorda tanto gli antichi proprietari dell’immobile.

Mi fa accomodare e dopo i convenievoli di rito si lamenta in quanto ritiene di cattivo gusto l’attacco personale, soprattutto quando è in malafede, basato su dati errati e diretto alla persona di cui si fa esplicitamente il nome. Infatti – sottolinea – lui è come me contro la burocrazia e l’autorizzazione sanitaria e non è proprio vero che ha lui oppure hanno loro calato le brache.

Lo guardo e gli dico che io non faccio processi alle intenzioni. Il punto non è cosa pensa lui, il punto è cosa ha fatto nell’espletamento della sua di lui carica istituzionale. Perchè cosa pensasse lui o cosa pensassero loro mentre si calavano le brache, importa poco a chiunque.

Mi corregge allora chiedendomi cos’altro mai poteva fare quando il Comune ha  minacciato di far intervenire i NAS e di chiudere questo o quello studio: cosa poteva dire o fare? Poteva forse dire: accomodatevi, chiudetelo pure? Ha cercato invece di limitare il danno cercando vie di uscita per i colleghi che non avevano l’autorizzazione e che rischiavano di finire sulla strada.

Tanta trasparenza mi commuove e mi domando se si tratti più di mancanza di fantasia o di mancanza di coraggio.

“Signor Presidente (innominato)” dico allora “mi consenta così, al salto, di dirle cosa avrebbe potuto fare. Avrebbe anzitutto potuto fornire il patrocinio gratuito dell’avvocato dell’Ordine ai colleghi in contenzioso con il Comune. Oppure avrebbe potuto diffidare il Comune ventilando l’abuso d’ufficio. O anche avrebbe potuto costituirsi parte civile e chiedere al Comune il risarcimento per i danni economici  ed esistenziali patiti dagli odontoiatri in relazione alla pretesa di autorizzazione del Comune.”

Il Presidente mi guarda, tace e passa ad altro argomento.

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6 pensieri su “La buona fede del Presidente

  1. Purtroppo la famosa legge regionale 22/2002 ( e le regioni legiferano autonomamente in materia) agli aticoli 5 comma 2 e 6 comma 2-3 identificano i soggeti obbligati all’autorizzazione tra cui : strutture private che erogano prestazioni specialistiche ambulatoriali. Possiamo discuterene ma dobbiamo dimostrare il contrario. In ogni caso bisogna capire che la Regione lo richiede (art.1) “affinché l’assistenza sia di elevato livello tecnico-professionale e scientifico,e sia erogata in condizioni di efficacia ed efficienza…”

  2. Caro Alberto
    la forza della libera professione non sta nell’eccellenza dei singoli professionisti, nè nella somma della loro eccellenza, ma nello scambio tra pari, nella capacità di mettere insieme le proprie eccellenze recependo i punti di vista altrui.
    Ciò che tu dici è una parte della verità. Abbiamo organizzato l’incontro di venerdì 31 p.v. appunto per discuterne. Non è neppure detto che i relatori da noi invitati (il dott.Carli, Il dott.Mele, il dott.Archetti e l’avv.Pizzato) abbiano, pur messi insieme, la visione globale della situazione. Ma la nostra forza sta proprio nel confronto.
    Gli USA hanno sbaragliato il blocco sovietico grazie alla democrazia, alla possibilità per qualunque americano, negro o bianco, povero o ricco, protestante o cattolico, di portare il proprio contributo.
    Questa è la forza della democrazia.
    Perciò non vorrei soffermarmi qui sui punti dove, secondo me, ti sbagli. Ma invitarti a mettere insieme il tuo punto di vista.
    Grazie.

  3. Io sono stato sempre d’accordo con te sull’argomento è che purtroppo qualcuno ci ha, all’epoca, svenduti e adesso chi non è autorizzato, che si voglia o non si voglia, è a rischio e in caso di sanzioni, anche pesanti, deve arrangiarsi da solo. E’ brutto dirlo ma è così; comunque la “battaglia” va continuata ma senza l'”artiglieria pesante” (Ordini, Sindacati ed altri) penso che sarà persa. Ci vediamo comunque venerdi.

  4. già, l’artiglieria pesante…
    purtroppo noi liberi professionisti non siamo all’altezza di quel che dovremmo essere: quando si tratta di metterci insieme viene fuori il peggio del peggio
    però, forse, è una battaglia che vale la pena fare proprio perchè è persa: le battaglie “vinte” lasciamole fare al Presidente 😉

    • amico mio, meglio perdere una battaglia e restare nella storia che vincerle tutte e dimorare tra quelli che son sospesi…
      Ma poi è questione di gusti, certo che quando in un gruppo tutti calano le brache, il futuro per quel gruppo è nero!

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