POS: obbligo o onere?

POSDunque: lo stato dell’arte sarebbe che il Consiglio Nazionale Forense sostiene che il POS per i professionisti non è un obbligo ma un onere e a questa interpretazione aderisce il Ministero dell’Economia e della Finanza con la risposta prot. n. D/825 del 10 giugno 2014 u.s. ad una interrogazione parlamentare (la n. 5-02936, dal Sole 24 Ore) .

In sostanza l’assenza di sanzioni escluderebbe che il professionista sia obbligato ad avere il POS in studio. Se però il paziente vuole pagare con il POS, potrebbe pretenderlo: forse rifiutandosi di pagare le proprie pendenze se non con tale mezzo?

Ma da un punto di vista generale forse è il caso di cominciare a domandarsi se non sia opportuno, invece di inseguire di volta in volta leggi, regolamenti e codicilli, di formare una cultura giuridica solida e diffusa nella popolazione. La cultura giuridica non è un particolare o un optional: la visione che abbiamo come cittadini dello Stato e delle sue leggi è ciò che alla fine plasma la nostra convivenza civile.

Nello specifico la domanda è se e fino a che punto conviene che lo Stato intervenga a regolamentare aspetti specifici della vita dei cittadini.

Sappiamo che la scusa è la lotta all’evasione fiscale, tuttavia onestamente è difficile comprendere come il POS possa ridurre l’evasione. È credibile che il contante sparisca del tutto dalla circolazione? È pensabile acquistare il caffè con il POS? Forse in un futuro, oggi non credo.

Fintantochè c’è contante in circolazione, il problema non è come si incassa ciò che si fattura. Ma sempre e soltanto come si fattura ciò che si incassa. Con qualunque mezzo lo si incassi.

La ragione reale tuttavia appare essere il lucro delle banche e dell’industria dei terminali elettronici. Qualcuno ne dubita?

Ma se questo è il contesto reale, quale riscontro può avere nella cultura giuridica “diffusa”?

Il punto ovviamente è che non può esserci una sottomissione supina. La resistenza all’obbligo del POS non ha senso in tanto in quanto noi come professionisti non siamo in grado di sostenerne la spesa. Ma in quanto si tratta di resistere alle leggi fatte per compiacere questa o quella lobby.

Noi siamo e restiamo convinti che il primo valore che la società deve tutelare è la libertà e che una qualsiasi limitazione della libertà deve avere solide e comprovate ragioni di equilibrio e benessere sociali.

Nel caso del POS i vantaggi sociali dell’obbligo per i professionisti non si vedono. Lo stesso dicasi per l’assicurazione obbligatoria o per l’ECM. Perciò opporsi non è opportunismo nè convenienza, ma dovere etico.

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