Assicurazione Obbligatoria

Crazy surgeonIl DPR 137 pubblicato il 14 Agosto 2012 all’art.5 comma 2 recita:

La violazione della disposizione di cui al comma 1 (di stipulare una assicurazione professionale per la Responsabilità Civile) costituisce illecito disciplinare

Poi al comma 3 precisa:

acquista efficacia decorsi dodici mesi dall’entrata in vigore del presente decreto

Pertanto dal prossimo 13 Agosto scatta l’obbligo di assicurazione anche per tutti i medici (oltre che per altre categorie professionali).

Ma ecco che scoppia la grana, e addirittura l’assessore alla sanità del Veneto, Luca Coletto, chiede che il termine sia prorogato.

Già, perchè per alcune categorie di medici l’assicurazione è troppo onerosa.

Verrebbe da ridere se non fosse da piangere pensando ai colleghi e alle loro condizioni lavorative oltre ai pazienti sui quali alla fine tutto ricade.

Dunque, riassumiamo i dati del problema, e se saremo bravi la soluzione verrà da sè:

  1. il mondo dal punto di vista delle assicurazioni professionali si divide in due categorie: gli assicurati e gli assicuratori. Gli assicuratori hanno il coltello dalla parte del manico, fanno i prezzi che vogliono e stipulano le assicurazioni a chi vogliono. Se ritengono che un settore sia troppo a rischio nonostante qualunque premio pagato, possono rifiutarsi e non esistono strumenti per obbligarli. Gli assicuratori in ogni caso ci guadagnano e sembra che si tratti dell’unico settore che non risente della crisi e che presenta sempre e comunque dividendi a fine anno. Ne consegue che gli assicurati ci rimettono.
  2. gli obblighi servono per obbligare gli obbligati a fare qualcosa contro i propri interessi. Nello specifico, se qualcuno ha pensato bene di votare una legge che obbligasse i medici ad assicurarsi, forse gli è perchè i medici non hanno interesse a farlo. E poichè l’interesse è l’espressione di un calcolo di vantaggi e svantaggi, gli è evidente che i medici ritengono che il premio pagato sia molto superiore al loro rischio individuale. Ovviamente questo vale in assoluto, sia che ci sia un rischio alto e una polizza alta (come per ginecologi e ortopedici) sia in presenza di rischio basso e premio basso (come per i dentisti). Perciò la ragione per introdurre un obbligo di legge poggia sull’interesse dell’assicuratore, il quale evidentemente non è soddisfatto dei profitti realizzati sinora.
  3. quando però il costo non viene scaricato tutto sui privati ma in qualche modo mette in discussione il servizio pubblico, ecco che le volpi nella stanza dei bottoni si svegliano. Ovvio che una proroga non risolverà il problema, ma la richiesta di proroga evidenzia la presa di coscienza di un problema. Dal nostro punto di vista di dentisti, dovremmo preoccuparci del fatto che essendo figli di nessuno rischiamo che ci sia chi pensa di risolvere i problemi degli altri e tutti si dimentichino dei nostri.
  4. viene allora da domandarsi per quale ragione non si veda di risolvere il problema alla radice una volta per tutte, cioè:
  • definire in modo chiaro cos’è la malpratica. Che ci si decida o con le linee guida o con la letteratura internazionale, ma il giudizio finale non può essere lasciato al buon senso di un giudice e rischiare di far condannare un medico per una prassi che magari ha decretato il successo di un altro
  • sviluppare in modo preciso e documentato la peer review, la revisione tra pari delle prassi cliniche, in modo che ciò che ciascuno di noi fa nella propria professione sia discusso in un contesto di esperti in modo costante, prima di arrivare al contenzioso
  • revisionare l’attività medico legale in modo radicale: non ne possiamo più di medici legali e ctu che fanno carriera in modo direttamente proporzionale alla propria ignoranza e faciloneria. Come un medico deve rispondere dei propri errori diagnostici/prognostici/terapeutici, un medico legale deve rispondere dei propri errori “periziali”.

Per il momento, divertiti dall’agitazione dei nostri politici allertati dell’inapplicabilità delle norme da essi stessi votate, non ci resta altro da dire che “l’avevamo detto“.

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