Regresso Scientifico

  • Lo scetticismo riguardo l’affidabilità della ricerca scientifica può essere una COSsimpatica attitudine snob finchè non siamo toccati in prima persona: quando dobbiamo fare una chemioterapia o un intervento chirurgico vorremmo essere sicuri dei rischi e dei risultati.
    Ma la consapevolezza dei limiti della ricerca scientifica va aumentando, anzichè diminuire.
    Il Center for Open Science di Charlottesville, Virginia USA, una associazione non-profit la cui mission è

to increase openness, integrity, and reproducibility of scientific research

ha pubblicato (Open Science Collaboration. (2015). Estimating the reproducibility of psychological science. Science, 349(6251), aac4716. Doi: 10.1126/science.aac4716) una ricerca nella quale si dimostrava che su cento ricerche in psicologia, 65 non erano riproducibili.
Si potrebbe pensare che questo sia un problema di discipline così “volatili” come le scienze umane, mentre le scienze vere, quelle nelle quali il ricercatore non può influenzare il risultato, ne siano immuni. In realtà non è molto che due annunci di risultati clamorosi sono stati smentiti in un breve lasso di tempo: la scoperta dell’inflazione cosmica e delle onde gravitazionali nell’esperimento BICEP2 in Antartide e la scoperta dei neutrini sovraluminali alla frontiera italo svizzera.
L’odontoiatria non è immune da questo problema: una ricerca cilena (Uribe SE, Henriquez N, Quinchalef P, Uribe D & Schuman W. Reporting quality of papers published in Chilean dental journals. Evaluation period: 2002-2012. J Oral Res 2015; 4(4): 239-248) ha dimostrato che la maggior parte delle ricerche analizzate non avevano basi scientifiche:

Conclusion: Case-report, epidemiological and clinician research reports in Chilean dental journals during the 2002-2012 period are lacking of explicit key methodological items, preventing a proper research replication or clinical application of the results

Il punto è che una serie di meccanismi congiurano contro l’affidabilità della ricerca scientifica come si è andata strutturando ( Ioannidis JPA (2005) Why Most Published Research Findings Are False. PLoS Med 2(8): e124. doi:10.1371/ journal.pme d.0020124): citiamo solo l’improbabilità che uno studio venga pubblicato se non dimostra nulla!

Ma, va bene, però dopo si deve lavorare. I pazienti devono essere curati, spendono soldi per le cure e quel che è peggio spesso non hanno le risorse per rifare bene le cure fatte male!
E anche i dentisti devono lavorare e la maggior parte è onesta, si fida della ricerca e propone ai pazienti quello che la letteratura dà per assodato.
E alla fine ci sono anche i medici legali, quegli avvoltoi che non sanno nulla e non sanno fare nulla ma arrivano sempre al momento giusto per dire cosa si doveva fare prima.

Possiamo allora dire che in odontoiatria c’è almeno qualche certezza? Poche in verità, ma ci sono:

  • prima l’igiene. Quale che sia il meccanismo etiologico (biofilm, bacteroides, tartaro), le malattie dei denti vengono sempre da una scarsa igiene
  • tecniche appropriate di igiene: sono in aumento le patologie dovute ad un uso inappropriato dello spazzolino, del dentifricio e degli sbiancanti
  • il dente naturale è meglio di qualunque sostituto. Impianti o corone sono sempre alternative inadeguate
  • diffidare di ciò che non è facilmente riproducibile e dimostrabile (la relazione tra postura e cefalea, l’efficacia del laser, etc.)
  • la manutenzione vale più di qualunque terapia: una Ferrari senza manutenzione funziona peggio di una utilitaria con una buona manutenzione.

Da un’idea di William A.Wilson, First Things, May 2016, pg.37-42

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