Democrazia è partecipazione

bertoLa settimana scorsa ho incontrato il dott. Stefano Berto al congresso dell’ITI al Lido di Venezia. Il presidente dell’Associazione Nazionale Dentisti Italiani di Venezia e membro della Commissione Albo Odontoiatri dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Venezia si è lamentato di questo articolo considerandolo un attacco alla sua associazione, cioè l’ANDI. A parte che non capisco perchè dovrebbe essere un attacco all’ANDI e non alla CAO, perchè la scelta di qualificare il dott.Berto per una sola delle sue funzioni è del giornalista di Gente Veneta e non nostra, ma in ogni caso faccio fatica a capire dove stia l’attacco a prescindere. Anche rileggendo ciò che abbiamo pubblicato, vedo un attacco al giornalista, non agli intervistati.Con atteggiamento positivo e propositivo ho chiesto comunque al dott.Berto cosa avesse fatto  per far presente al direttore del settimanale veneziano che la sua posizione era stata fraintesa. Il dott.Berto mi ha detto di non aver ancora letto l’articolo in questione, per cui gli ho promesso che glielo avrei fatto avere e qui mantengo la promessa.Cliniche

Rileggendo l’articolo viene da arrabbiarsi ancora di più: “Noi (low cost) offriamo più figure professionali e più tecnologia del dentista tradizionale”! E noi professionisti non abbiamo nulla da dire?

Tuttavia per tornare al dott.Berto, faccio fatica a capirlo: per quale ragione, con una segreteria sindacale e una ordinistica, una segretaria sindacale e quattro ordinistiche a disposizione, presidente di un sindacato con un budget di qualche centinaia di migliaia di euro, a distanza di una settimana non ha ancora letto un articolo al quale io ho reagito sette giorni prima senza disporre, io, di alcuno di quei benefit?

A propria giustificazione il dott.Berto mi ha raccontato dei ritmi stressanti ai quali è sottoposto, per i quali tra una riunione di qua e una di là va a letto tra le 24 e le 3 di mattina quasi ogni … mattina, appunto.

La compassione per tali ritmi frenetici e per il povero collega da essi oberato, mi ha confermato nelle ragioni che mi hanno portato alla rottura con quel gruppo con il quale abbiamo rovesciato la vecchia dirigenza dell’ANDI e dell’Ordine. A Pietro Oscar Carli rimproveravamo di accumulare troppi incarichi e troppe poltrone senza lasciare spazio alla democrazia e alla partecipazione.

A distanza di sei anni mi scusai a voce con Oscar e ora lo faccio per scritto, perchè contribuii a combattere una classe dirigente che aveva difetti e pregi per sostituirla con una che nel tempo ha dimostrato di avere i medesimi difetti ma non le stesse virtù.

Il difetto principale essendo appunto l’accumulo di cariche: ma per quale ragione dovrei sentire compassione per un collega che non si accontenta di (cercare di) fare bene una cosa impegnativa, ma anzi fa il diavolo a quattro per farne due, tre, quattro … E considera una offesa personale il suggerimento di lasciare qualche incarico ad altri.

consiglioOvviamente non è un vizio solo del dottor Berto, chè nella stessa CAO di Venezia abbiamo anche il dottor Crivellenti che è contemporaneamente anche presidente COI. E non vado oltre.

Due anni fa contestai il riproporsi di questa cattiva abitudine ma la maggioranza dei colleghi mi diede torto votando la lista Nicolin-Berto-Crivellenti-Valenti (mi scuso con il quinto membro CAO-VE di cui al momento non rammento il cognome!) contro la lista da me sostenuta (con Christian Bacci, Saverio Ravazzolo, Mario Sanna e Pietro Stefani, oltre a me: una squadra che considero tuttora di altissimo livello).

In democrazia i voti si contano e non si giudicano, però io ci terrei tanto, davvero, a sapere se coloro che hanno votato la lista vincente sono soddisfatti di come quelli hanno difeso la professione in questi anni. Davvero a nessuno viene qualche dubbio ogni volta che va all’Auchan e vede quel cartello enorme che pubblicizza prestazioni gratuite, sapendo che alcuni di noi sono stati convocati per aver promesso le medesime prestazioni gratuite non su un manifesto stradale, non su internet, non sui giornali, ma semplicemente su bigliettini da visita? Nessun dubbio neppure confrontando le occasioni di incontro e confronto proposte dalla CAO negli anni 2005-2011? E nessuno ha notato un mutamento nell’atteggiamento vessatorio delle istituzioni nei nostri confronti?

Davvero sono curiosità alle quali sarebbe bello e piacevole che i follower dell’attuale CAO dessero qualche risposta. Senza alcun atteggiamento personalistico, solo per una questione di principio, di partecipazione, di democrazia.

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3 pensieri su “Democrazia è partecipazione

  1. Sai come la penso sulle cliniche (con la “c” minuscola) ma non posso dirlo pubblicamente per ovvi motivi. Comunque il Collega Berto penso abbia ora ben altri problemi a cui penso noi tutti facciamo gli Auguri.

  2. Sono d’accordo con te, sul fatto che troppi incarichi siano un handicap gravoso per chiunque e che la difesa della categoria richieda molto tempo e molta disponibilita’ nonché capacita’ personali e voglia. Noi liberi professionisti abbiamo sindacati ,CAO, ecc. fatti da colleghi volontari,perche’ non abbiamo i grandi numeri dei sindacati coi loro professionisti che fanno solo sindacato a pieno tempo e pagati,perche’ siamo in proporzione pochi. Certe cose non si possono delegare alle segretarie,ma richiedono presenza costante,tempo dei colleghi. Chi partecipa come dici tu sono sempre molto pochi e magari quasi sempre gli stessi, perché non basta solo buona volonta’, ma tempo capacita’ e…masochismo anche. Se non hai grande studio con collaboratori che portano avanti il lavoro, seguono i pazienti e accettano che tu sia spesso assente o impegnato a “partecipare”, come puo’ il singolo fare bene anche un solo incarico?Purtroppo di colleghi cosi’ fortunati ne conosco molto pochi.
    Delegare certo sarebbe d’obbligo,ma a chi? e ammesso che trovi i soggetti,come mettere assieme magari venti teste invece che dieci ?Qui in Italia poi…..Dovremo avere quindi molti iscritti e molto peso anche politico per avere anche dei sindacati odontoiatrici professionisti. Ma soprattutto essere uniti su una linea condivisa comune con un percorso tracciato su cui tutti devono lavorare e partecipare,come una mano che ha 5 dita diverse per lunghezza,volume e forza ma che tutte assieme concorrono a stringere quando serve e a raccogliersi una nell’altra quando assieme deve sferrare un pugno.
    In fine non avrei problemi che chiunque partecipasse,e gli fosse delegato un compito,purche’ capace e in sintonia con tutti gli altri colleghi. Certo ci manca un addetto stampa e immagine e controllo pubblicita’,attento e puntuale nella difesa dei colleghi, come in altre cose, e sarei pronto a votare questa idea e voterei senz’altro sul tuo nome,come quello di altri validi colleghi.
    Grazie e auguri di buon lavoro.

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