Caro Lamarca

Caro Lamarca

Bredadunque si è concluso questo tentativo di mettere in discussione lo strapotere dei medici di base all’interno dell’Ordine che tu hai definito patetico. Patetico è un aggettivo che ha echi di commovente, sentimentale, inadeguato, donchisciottesco. È vero, a schede scrutinate il tentativo dei medici ospedalieri ha dimostrato tutti questi colori.

Hanno votato 1109 medici e 262 odontoiatri, cioè meno del 30% degli iscritti. Comunque sia una affluenza molto superiore alla media degli anni passati.

Immagino che tu abbia atteso in poltrona senza troppa ansia i risultati, anzi con un po’ di soddisfazione. A ragione: infatti la compagine che questa volta si è scontrata è la stessa che si era coalizzata nove anni fa per commissariare e infine scacciare quel consiglio di cui tu eri segretario. Ti ricordi quell’assemblea per il voto sul bilancio, quando tu e il compianto lo Giudice contavate le deleghe e io vi suggerii/ingiunsi di lasciare perdere il conteggio in quanto i colleghi si stavano stancando dell’attesa e lasciavano l’aula?

Quella volta, forse non lo ricordi perchè appunto stavi controllando le schede, io dissi che il voto contro il bilancio non era un voto contabile, perchè se avessimo avuto la contezza che vi fossero degli illeciti non avremmo votato ma avremmo portato il tutto alla magistratura. Era invece un voto politico, in quanto volevamo affermare che la politica ordinistica deve essere la politica degli iscritti, per gli interessi degli iscritti, e non delle alchimie del potere.

Beata ingenuità, patetico, appunto, a posteriori. Abbiamo visto che questo consiglio ha imparato bene la lezione di quello che ha scacciato, a tal punto che non corre neppure il rischio di essere scacciato a sua volta.

Appunto ingenuità, ammettiamolo. Perchè la storia dell’Ordine parla a sufficienza e del tutto patetico è sperare di raccogliere ciliegie sui fichi.

L’Ordine è stato voluto, fortissimamente, dai medici condotti. A quel tempo (siamo al 1910, tu me lo insegni) i medici studiavano in qualche modo (solo dal 1870 la laurea in medicina era divenuta obbligatoria per esercitare la professione) poi imparavano l’arte negli ospedali, al 100%, fino al 1929, retti da religiosi. Anche quando la dirigenza non era di religiosi, comunque sia erano le suore ad avere in mano concretamente l’amministrazione, e oggi sembra un altro mondo ma non sono molti decenni che il personale laico ha dato loro il cambio. Perciò, coloro che erano più generosi restavano a lavorare negli ospedali. I più sensibili alla pecunia dopo essersi fatti un nome si dedicavano alla libera professione. Quelli che non erano nè intelligenti nè generosi, partecipavano al concorso per qualche condotta che assicurava l’assistenza ai poveri.

Questa era la situazione al tempo. I medici condotti subivano il fascino della libera professione (non degli ospedali, almeno non fino al 1929, quando Mussolini vide nel controllo degli ospedali il grimaldello per sottrarre alla Chiesa il consenso popolare anche in campo sanitario e nella soppressione  delle condotte quello per sconfiggere i socialisti) e infatti una delle loro battaglie più tipiche, dal Veneto alla Sicilia, era contro le condotte “piene”, cioè per un contratto con i comuni che consentisse a loro di esercitare anche liberamente.

Questa la regola, anche se ci furono lodevoli eccezioni: chi ne vuole sapere qualcosa legga la biografia di quel santo che fu sia medico condotto sia ospedaliero con il nome di Riccardo Pampuri. O di quell’altro che fu ospedaliero e ricercatore a Napoli, Giuseppe Moscati.

Ovviamente gli Ordini che il governo Luzzati regalò ai medici condotti, furono fin dall’inizio sentiti come un fastidio dagli ospedalieri e dai libero professionisti.

A distanza di un secolo è cambiato tutto e nulla: sul versante ospedaliero gli Ordini non hanno alcuna rilevanza, nè sul piano previdenziale (perchè gli ospedalieri sono iscritti all’INPS e non all’ENPAM) nè su quello disciplinare (per arrivare ad un procedimento nei confronti di un ospedaliero le cose devono essere molto avanzate) nè di tutela del decoro professionale. Sul versante libero professionale l’iscrizione all’Ordine è un vincolo e non una opportunità: i non iscritti possono operare nella sanità con molta più libertà e opportunità degli iscritti.

Sul versante dei medici condotti c’è stata però una significativa variazione: l’oggetto di invidia non sono più i libero professionisti ma gli ospedalieri. I medici di base tendono con tutte le loro battaglie contrattuali a trasformarsi in medici ospedalieri sul territorio. A dir la verità questa è una cosa curiosa: quando vinceranno (se vinceranno prima del crollo finale dell’impero d’occidente, crollo ormai non molto lontano) scompariranno come categoria e verranno assorbiti da coloro contro i quali hanno lottato. Va bene, caro Lamarca, mi dirai che non c’è nulla di nuovo: era il piano di Mussolini e alla fine ci saremo arrivati.

Hai ragione.

Nulla di nuovo sotto il sole.

Giusti son due e non vi sono intesi;
superbia, invidia e avarizia sono
le tre faville c’hanno i cuori accesi”.

Cosimo Tomaselli

ex presidente Commissione Albo Odontoiatri -OMCeO Venezia

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