Facite Ammuina!

DCDental Cadmos è una delle riviste odontoiatriche italiane più prestigiose. Purtroppo da quando i mitico prof.Guastamacchia ne ha lasciato la direzione, la qualità degli articoli pubblicati non sembra sempre all’altezza.

Nell’ultimo numero in particolare (n.3, Marzo 2015, vol.83) abbiamo l’impressione che i referee che hanno approvato l’articolo sull’Analisi dei Requisiti Strutturali Preventivi e Organizzativi delle Attività Odontoiatriche Monospecialistiche (AOM), non sapessero l’italiano o abbiano perlomeno avuto un colpo di sonno.

L’autrice dell’articolo (Marina Tesauro, dell’Università di Milano, e altri) ci spiega che lo scopo dell’articolo è di “analizzare l’adempienza di alcuni studi della città di Milano … utilizzando un nuovo … questionario”. Ma il campione di riferimento miss? Cioè: io posso analizzare qualunque cosa, ma devo analizzarla rispetto a qualcosa d’altro. L’acqua può essere calda o fredda, la ceramica dura o tenera, ma devo avere un punto di riferimento. Nell’articolo non c’è alcun confronto, nè con altri studi (per cui si potrebbe confrontare l’adempienza) nè con altri questionari (per confrontare l’adeguatezza della rilevazione).

La prima regola che si dovrebbe conoscere scrivendo articoli scientifici o per riviste scientifiche è la regola del pollice: meglio una misurazione valida anche se imprecisa che una misurazione precisa ma non valida.

Ma cosa di fatto misura l’articolo in questione?

Citiamo dalla discussione (pg.184): “è possibile che l’ambiente interno sia contaminato da prodotti chimici o da microorganismi patogeni“. A prescindere dallo sforzo ridicolo di dimostrare la contaminazione dei nostri ambienti, il problema dal punto di vista della salute pubblica e dei requisiti strutturali, preventivi e gestionali (cit.) è l’impatto che questa contaminazione ha sulla salute pubblica e l’impatto che i suddetti requisiti hanno di conseguenza sulla stessa salute.

Dalla discussione scopriamo che ben 17 (DICIASSETTE) AOM (ah, l’amore per gli acronimi, da dove i burocrati l’avranno mutuato? Da Orwell? Da Mussolini? Da Stalin?) non hanno un protocollo per la sterilizzazione! Ah quale gravissima inadempienza!

Non dubitiamo che la misurazione sia molto precisa (sono proprio 17; invece nelle altre 23 i protocolli sono presenti ma solo in 9 sono esposti!) dubitiamo solo che sia valida. Questo è il verme del burocrate: non importa quante persone hanno raccolto virus, batteri o legionelle passando per quell’ambiente, quello che conta è che su qualche muro sia appiccicato un foglio e che sotto ci sia la data nella quale tale protocollo è stato condiviso dal personale. Essì che per la preparatissima dottoressa Tesauro sarebbe stato facilissimo accedere ai dati dell’ufficio igiene delle ASL milanesi, lombarde, italiane o europee per sapere quali e quante infezioni sono attribuite agli studi dentistici (misura VALIDA) e quindi andare a visitare proprio quegli studi e farci sapere che cosa hanno essi “untori” di diverso da tutti gli altri studi e quale eventuale questionario li avrebbe meglio scovati. Ma una vocina mi dice che tale percorso non si vuole fare, non solo perchè è faticoso e non basta la pausa caffè per portarlo a termine, ma anche perchè bisognerebbe prendere atto del fatto che il rischio di contagio in Italia è dieci volte superiore nelle strutture pubbliche o convenzionate rispetto a quelle private. Oibò!

Stesso identico ragionamento per la radioprotezione: l’équipe preparatissima dell’università ambrogina avrebbe potuto misurare le radiazioni disperse dai tubi radiogeni degli studi ispezionati e valutare il rischio per gli operatori e i pazienti (misura VALIDA). Ma non l’ha fatto. Si è limitata ad osservare che in sei (6) studi erano scaduti i termini per le verifiche periodiche (misura precisa ma NON VALIDA!).

Poi veniamo anche a sapere che in uno studio è stata evidenziata una inammissibile carenza ed è stato sequestrato uno scaldaacqua! Confesso: ho fatto fatica a trattenermi dal ridere. La più grave infrazione in quei 40 studi era la presenza di un fornelletto per scaldare le vivande dei dipendenti in violazione della legge 1083 del 1971 “per la sicurezza dell’impiego di gas combustibile”.

Ora, è vero che ai burocrati non possiamo chiedere altro che attenersi all’antico precetto: facite ammuina! Ma ai referee di una rivista odontoiatrica dobbiamo chiedere di più, e in particolare in questa fase storica è fondamentale riportare l’attenzione sulla sostanza. Noi dentisti siamo oberati di adempimenti inutili che non migliorano in alcun modo la sicurezza nè dei pazienti nè degli operatori, al contrario. Perciò è una vergogna che la rivista che fu di Guastamacchia abbia pubblicato un articolo nel quale ancora si ricorda che negli ambienti sanitari devesi rispettare un determinato rapporto luce/superfice (rapporti aeranti e illuminanti, cit) più di venti anni dopo l’augurio dello stesso Guastamacchia che si prendesse atto del fatto che per la salubrità di un ambiente sanitario conta solo la ventilazione e non le finestre!

Ma ai burocrati possiamo chiedere almeno una cosa, ed è la conoscenza delle leggi. Perciò alla dottoressa Tesauro bisognerebbe ricordare che tutti i datori di lavoro sono da sempre tenuti all’osservanza della 81/2008 (e prima della 626) e non solo quelli con più di 10 dipendenti. Infatti cambia poco se un datore di lavoro si avvalga della facoltà di autocertificare l’avvenuta valutazione dei rischi o se invece debba compilare un Documento di tale Valutazione. Entrambi sono tenuti allo stesso modo a rispettare le norme, documentate o autocertificate che siano.

 

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