L’Impatto ambientale della gestione dei rifiuti è regolamentato dal D.Lvo 152/2006:
• Art 172.4: I rifiuti sono gestiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all’ambiente
• art 178.1: La gestione dei rifiuti è effettuata conformemente ai principi di precauzione, di prevenzione, di sostenibilità, di proporzionalità.
• Art 179.2: … devono essere adottate le misure volte a incoraggiare le opzioni che garantiscono, nel rispetto degli articoli 177, commi 1 e 4, e 178, il miglior risultato complessivo, tenendo conto degli impatti sanitari, sociali ed economici, ivi compresa la fattibilità tecnica e la praticabilità economica
• ART. 205.1. … in ogni ambito territoriale ottimale, se costituito, ovvero in ogni comune deve essere assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari alle seguenti percentuali minime di rifiuti prodotti
• All.I H9 “Infettivo”: sostanze contenenti microrganismi vitali o loro tossine, conosciute o ritenute per buoni motivi come cause di malattie nell’uomo o in altri organismi viventi;
Impatto Sociale ed Economico
Per lo smaltimento di questi rifiuti ogni 48 ore un furgoncino li ritira porta a porta in ciascuno dei circa 45,000 studi dentistici in Italia e li conferisce alla discarica.
Dal punto di vista della collettività, se ammettiamo che per ogni studio il furgoncino percorra perlomeno 30 chilometri, abbiamo 1,350,000 chilometri ogni due giorni, 2 milioni 700 mila a settimana, 10 milioni 800 mila al mese. 10 milioni di chilometri che comportano traffico, rischio di incidenti, inquinamento.
Dal punto di vista dell’utenza finale, questo ovviamente comporta un aumento dei costi di gestione degli studi dentistici che viene scaricato sul costo delle prestazioni odontoiatriche. Aumento dei costi di gestione la cui giustificazione è tutta da discutere.
La normativa
Dal punto di vista della normativa i rifiuti sanitari degli studi dentistici sono classificati come rifiuti speciali per la loro provenienza, in quanto prodotti in uno studio dentistico, a prescindere dalla loro composizione (legge 22 5-02-1997, art.7, D.Lgvo 152-2006, DPR 254/2003). Nello specifico vengono considerati rifiuti speciali pericolosi a rischio infettivo tutti i rifiuti che presentano tracce visibili di liquidi biologici (più spesso sangue, DPR 254/2003 ART 2 punto 2B1).
La normativa si applica a tutte le strutture sanitarie, quindi sia agli ospedali che agli studi dentistici.
Rischio Infettivo
Tipologia di rifiuti
La natura dei rifiuti odontoiatrici può essere razionalmente inquadrata nel modo seguente:
• monouso: telini, camici, bicchieri, etc.
• rifiuti tossico-nocivi (liquidi per lo sviluppo delle radiografia o residui chimici di altro tipo – glutaraldeide …-)
• rifiuti taglienti
• Gessi e materiali risultati dalla produzione di protesi non riciclabili
• Materiali plastici riciclabili
• metalli
•
Il pericolo infettivo si pone esclusivamente con i materiali monouso e i taglienti. Per gli altri materiali si possono pensare modalità di smaltimento specifiche in relazione al materiale stesso.
Per i materiali monouso e taglienti il rischio può essere suddiviso in speciale (malattie specifiche per l’ambiente odontoiatrico) e generale (malattie non odontoiatriche, di natura comune a tutti gli ambienti sanitari e non).:
Il rischio infettivo viene definito dal D.Lvo152/2006, All.I H9 ” sostanze contenenti microrganismi vitali o loro tossine, conosciute o ritenute per buoni motivi come cause di malattie nell’uomo o in altri organismi viventi”. Escluse ovviamente le tossine, dobbiamo esaminare quali microorganismi vitali possano essere contenuti nei rifiuti odontoiatrici monouso e/o taglienti.
Speciale
Le malattie odontoiatriche sono le seguenti:
• carie dentale: non trasmissibile per contatto con rifiuti
• parodontopatie: non trasmissibile per contatto con rifiuti
• malattie congenite: non trasmissibile per contatto con rifiuti
• traumi: non trasmissibile per contatto con rifiuti
• inestetismi: non trasmissibile per contatto con rifiuti
Nessun rifiuto odontoiatrico contiene microorganismi vitali che possano trasmettere una malattia odontoiatrica.
Generale
Per quanto riguarda le malattie infettive non odontoiatriche la normativa stabilisce che i rifiuti pericolosi a rischio infettivo sono quelli che presentano tracce macroscopiche di materiale organico. In ambito odontoiatrico i materiali organici che possono essere rintracciati su materiali monouso di vario tipo (carta, plasticati, bicchieri monouso, etc.) sono il sangue e la saliva. La quantità in ogni caso in genere è limitata (sempre inferiore alla quantità di sangue risultato ad esempio da una epistassi o da una normale mestruazione).
Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità “i rifiuti infetti vengono definiti come quei rifiuti che contengono agenti patogeni in quantità o concentrazioni sufficiente tale che l’esposizione ad essi potrebbe provocare una malattia”.
Perchè si possa parlare di rischio infettivo si deve perciò prendere in considerazione la possibilità concreta di provocare una malattia e quindi sia la quantità che la tipologia del patogeno, sia la via di trasmissione.
Le malattie non odontoiatriche che potrebbero essere trasmesse tramite il materiale organico presente nei rifiuti odontoiatrici potrebbero essere le seguenti:
• malattie batteriche. Non esistono malattie batteriche che alla concentrazione che potrebbero raggiungere nei rifiuti odontoiatrici e con le modalità di trattamento dei comuni rifiuti urbani possano essere trasmesse
• batteri sporigeni (TBC): la modalità di produzione dei rifiuti odontoiatrici escludono la possibilità che tali batteri possano produrre una quantità tale di spore da poter risultare infettiva nel comune processo di trattamento dei rifiuti urbani
• malattie virali: i virus che potrebbero essere rintracciati nei rifiuti odontoiatrici sono sostanzialmente il virus dell’epatite B. Nessun altro virus a nostra conoscenza essere rintracciato in forma contagiosa nei nostri rifiuti. Tuttavia per risultare infettivo il virus deve essere inoculato direttamente per via parenterale, possibilità che risulta remota nel comune processo di trattamento dei rifiuti urbani. Questo rischio può essere considerato (anche se non documentato) con i rifiuti taglienti, i quali hanno per l’appunto una normativa apposita. L’Istituto Superiore di Sanità riferisce che i soggetti a rischio di epatite B sono: “i tossicodipendenti, chi pratica sesso non protetto, gli operatori sanitari a contatto con persone infette o che lavorano in laboratorio a contatto con l’agente infettivo; sono a rischio anche i contatti familiari e sessuali di persone infette, e tutte quelle pratiche che prevedono l’uso di aghi e siringhe non sterilizzati, quali tatuaggi, piercing, manicure, pedicure”. Le persone che in qualunque fase manipolino rifiuti, non sono considerate a rischio.
Ovviamente il discorso fatto sopra, a proposito dell’epatite B, considerato che il virus può rimanere per 7 giorni sulle superfici contaminate, può essere esteso in via ipotetica a qualunque agente infettivo.
Proposte
In applicazione dell’art.205 comma 1 D.Lvo 152/2006 risulta fondamentale la differenziazione dei rifiuti prodotti dagli ambienti odontoiatrici. Proponiamo perciò la seguente differenziazione:
• prodotti di scarto delle lavorazioni odontoiatriche e protesiche
◦ non riciclabili inerti (gessi e altro): conferimento alla discarica comunale
◦ riciclabili (metalli, plastica). Conferimento a ditte specializzate o ai servizi del comune
◦ tossici (liquidi di sviluppo esausti, glutaraldeide, etc.): conferimento a ditte specializzate
• taglienti: conferimento a ditte specializzate o alla discarica comunale previa sterilizzazione
• monouso non riciclabile: conferimento alla discarica comunale come rifiuto secco.
• monouso riciclabile: conferimento alla discarica comunale secondo la tipologia del rifiuto: carta, plastica o altro.