Autorizzazioni Regionali: la memoria e il presente

Nel 1989 il dott.Pietro Oscar Carli vinse al tribunale ordinario di Venezia una causa contro il comune che pretendeva l’autorizzazione all’esercizio odontoiatrico del suo studio dentistico.

rotelleLe motivazioni del giudice sostanzialmente furono che lo studio odontoiatrico non rientra nelle previsioni dell’art.193 del TULSS anche quando abbia una interna organizzazione di mezzi e persone, purchè questa interna organizzazione sia semplicemente ordinata all’esercizio del professionista e non costituisca invece una organizzazione autonoma con una autonoma soggettività giuridica. Il possesso di apparecchi radiologici e la presenza di dipendenti non provano l’autonoma organizzazione ma sono semplicemente requisiti per un esercizio decoroso della professione.

La decisione del giudice conferma una interpretazione costante della magistratura dell’impianto della sanità in Italia. Forse può essere utile cercare di collocare storicamente detto impianto.

Anzitutto è opportuno ricordare che a partire dalla soppressione delle corporazioni per l’influsso delle leggi napoleoniche, agli inizi del 1800, i medici furono sprovvisti di una rappresentanza unitaria fino al 1910, quando venne istituito l’Ordine dei Medici come organo ausiliario dello Stato.

Ma per i dentisti la cosa non era affatto risolta, infatti solo nel 1912 venne approvata la legge 298 con la quale si affermava che per l’esercizio dell’odontoiatria era necessaria la laurea in Medicina (principio Stomatologico, ricorda qualcosa?).

Da allora l’odontoiatria segue le vicende della medicina, cosicchè il Testo Unico delle Leggi Sanitarie (RD 1265 del 1934) quando stabilisce che gli ambulatori e le case di cura hanno bisogno sempre di autorizzazione sanitaria (art.193) mentre i gabinetti medici devono essere autorizzati solo se esercitano la radioterapia (art.194), con ciò disciplina anche l’odontoiatria.

È evidente che il TULS del 1934 risentiva del clima culturale dell’epoca, fortemente razionalizzatore e innovatore, che partiva da un quadro complessivo e normava via via i particolari.

Purtroppo dopo la grande guerra questo quadro normativo generale si è andato via via sgretolando e le istituzioni hanno perso di vista la logica complessiva: il contenzioso del dott.Carli con il comune di Venezia ne è una dimostrazione.

Ma quel conflitto dimostra anche un’altra cosa: che la deriva delle istituzioni può essere controllata e limitata solo da soggetti con una memoria storica viva, che abbiano un quadro globale del quadro normativo.

Prese di posizione erratiche e reazioni casuali, determinate solo da interessi momentanei, possono solo produrre il caos sociale, con corsi e ricorsi che fanno e disfanno senza sosta nè logica.

La memoria storica dell’organizzazione della sanità dovrebbe essere patrimonio dei medici, delle loro associazioni e dei loro ordini professionali (eredi delle corporazioni).

La serata del 31 Gennaio (scarica locandina) dovrebbe servire anche a questo. E in questa ottica un particolare ringraziamento va al dott.Carli, che presenterà i relatori, introdurrà la serata e testimonierà in prima persona la posizione degli odontoiatri nei confronti dell’autorizzazione regionale.

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2 pensieri su “Autorizzazioni Regionali: la memoria e il presente

  1. I migliori auguri agli organizzatori e ai relatori per il successo dell’iniziativa:
    SlowDentistry potrebbe nell’occasione distribuire ai partecipanti un gadget simile a quello offerto a proposito del post sulla comunicazione non verbale: pensavo a un bel poster con in evidenza una mano con quattro dita chiuse … e con una didascalia del tipo ” Autorizzazione??? No grazie!!!”
    Bac

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