Dunque dopodomani dovrebbe essere firmato e presentato alla stampa il Patto per la Salute voluto dal ministro Beatrice Lorenzin, del quale qui si possono scaricare le bozze.
La lettura del patto è abbastanza deprimente: è assolutamente evidente e fuori discussione la “centralità del Sistema Sanitario Nazionale”.
Ora, posto che siamo (ancora?) in uno stato democratico e pluralista, chiunque è libero di avere qualunque opinione. Epperò l’onesta intellettuale esigerebbe che chiunque abbia una opinione sappia di averla, sappia che significato ha, a cosa si oppone, cosa nega e dove porta.
L’onorevole Lorenzin non sembra in alcun modo sfiorata dal sospetto che la “centralità del SSN” sia un dogma fascista, nato nel 1929 e mai tramontato. Mussolini, che era più intelligente e realista dei nostri attuali governanti, si rese conto che la sanità come strumento per il controllo del consenso era indispensabile per uno stato totalitario, ma sapeva anche che l’Italia non aveva le risorse per garantirla. Perciò si accontentò di istituire gli ospedali pubblici, lasciando la medicina del territorio e gli ospedali religiosi andare avanti per la loro strada.
La lettura del Patto Lorenzin fa capire che i nostri governanti da un lato non hanno la minima nozione delle risorse necessarie nel presente e nel futuro, e questo è il meno. Il peggio è che la sanità da essi disegnata è una sanità definitivamente e irrimediabilmente totalitaria: lo Stato decide quali sono i bisogni di assistenza dei cittadini (art.10: i Livelli Essenziali di Assistenza, LEA) il costo degli stessi per i cittadini (art.9: remunerazione delle prestazioni sanitarie) e finanche l’esperienza concessa ai cittadini del servizio loro offerto (art.4: umanizzazione delle cure). Lo Stato si appropria della definizione dei bisogni, della loro soddisfazione e del loro finanziamento a carico dei cittadini, i quali non possono discutere nè del bisogno, nè del servizio, nè delle tasse.
Ora: è evidente e noto da tempo che non c’è un solo sistema sanitario teoricamente sostenibile. Nè il sistema fascista/socialista di tutela della salute dalla culla alla tomba, nè il sistema privatistico assicurativo. Non possiamo, in quanto italiani, guardare al modello collettivista ex-sovietico nè a quello liberista USA perchè di entrambi abbiamo conosciuto i disastri. Ma ciò non significa che ci si debba rassegnare e proseguire allegramente su una strada senza vie d’uscita.
Perchè alla fine la cosa che vorremmo chiedere il ministro Lorenzin è: Che fine ha fatto la sussidiarietà? Cioè quel principio per il quale nessun organismo di grado superiore deve occuparsi di ciò che può essere svolto da un organismo di grado inferiore, in quel delicato equilibrio di forze sociali più o meno intermedie tra i cittadini e lo Stato.
Egregio Ministro, se Ella è fiera di continuare e completare l’opera iniziata nel 1929 dal governo Mussolini, perlomeno lo dica apertamente. Altrimenti provi e tenti strade nuove. Ce ne sono, basta crederci e volerlo.