Anno Nuovo, Lamentele Vecchie

resize_1420797108_uploads_images_e9d509a5a3a08c50b28ddcb681469177_jpg_610x0_85I dentisti hanno sempre pianto miseria e il 2015 non sarà certo un anno diverso dagli altri da questo punto di vista. Una recente indagine della FOMCeO/Eures svela che l’occupazione dei giovani odontoiatri è calata del 7% negli ultimi anni e che il reddito medio è di 1058/876 euro al mese.

Va bene: le ragioni della crisi sono note: diminuzione della patologia cariosa, pletora, turismo dentale, crisi economica generale, etc. Nulla di nuovo.

Quindi? Perchè fare una ricerca che conferma una situazione nota? Perchè spendere soldi (di chi?) per sapere quello che tutti sanno?

A leggere le discussioni interne al mondo del dentale si resta sconfortati, sembra infatti che l’unico interesse sia quello di comparire talvolta sulle pagine dei quotidiani, apparire per assicurarsi di esistere. Ma divieto assoluto di connettere.

È evidente che il nostro paese affronta un momento di difficoltà. Se una categoria si lamenta, forse è perchè vuole finanziamenti? O agevolazioni? E quali finanziamenti e/o agevolazioni?

Nel momento in cui ci rivolgiamo al pubblico dobbiamo avere chiaro quali sono le nostre richieste.

  • Per anni la principale richiesta del mondo dentale è stata di ridurre la pletora, prima con l’istituzione del corso di laurea in Odontoiatria e dell’Albo Odontoiatri, per tagliare fuori i laureati in Medicina. Poi con il numero chiuso al corso di Laurea. Per quel che riguarda il primo versante osserviamo che al momento ci sono fior di concorsi per ortopedici e chirurghi che vanno deserti, il che fa pensare che se una pletora è stata ridotta non è quella in campo odontoiatrico. Per il secondo fronte, vediamo che alla diminuzione dei laureati nelle università italiane corrisponde un aumento dei laureati altrove che con ogni sorta di fantasiosa triangolazione vengono (o tornano) ad esercitare tra le Alpi e il Mediterraneo.
  • Alcuni in passato hanno chiesto un aumento dell’intervento pubblico nel settore. Non so se sia davvero da auspicare un aumento delle prestazioni odontoiatriche offerte da Ospedali e Sumaisti, ma il rapporto deficit/PIL (da ieri al 3,5%) sconsiglia fortemente di proseguire in questa direzione.
  • Non c’è dubbio che se vogliamo aumentare l’occupazione dei giovani dentisti, possiamo premere sul governo perchè riduca/abolisca la burocrazia, aumenti le agevolazioni fiscali per le cure dentali, diminuisca gli oneri a carico del dentista come datore di lavoro, eccetera. Ma, per quanto sembri strano, queste non sembrano richieste interessanti per coloro che lamentano la scarsa occupazione dei nuovi odontoiatri.
  • Chi fa da sè fa per tre: assolutamente sorprendente però che si spendano soldi per fare ricerche sul tasso di occupazione dei dentisti, e non si spenda un po’ di tempo per ragionare sui dati raccolti, i quali sono tutti concordi (non so se anche nella ricerca citata, della quale so solo quello che apprendo dalla stampa, ma le ricerche precedenti non hanno incertezze) nel dire che i colleghi che soffrono di più la crisi sono i colleghi anziani. Oibò! ma perchè non ci accorgiamo che le due situazioni di sofferenza di fatto potrebbero risolversi a vicenda? Uno sforzo collettivo e istituzionale per fornire ai giovani gli strumenti culturali, normativi ed economici per rilevare le strutture odontoiatriche dei colleghi prossimi alla pensione, allevierebbe le sofferenze dei secondi e ridurrebbe la disoccupazione dei primi!
  • L’afflizione segue l’errore come il carro il passo dei buoi: le analisi errate e/o assenti si accompagnano con terapie che peggiorano il male che vorrebbero curare. I dati sul mercato del 2014 confermano che non c’è stata una diminuzione del volume complessivo delle prestazioni. Perciò il malessere diffuso è più da collegarsi ad una diminuzione del margine di guadagno, vuoi per un aumento dei costi, vuoi per una maggiore difficoltà all’incasso. Ma una sana analisi è indispensabile, non solo per evitare la sindrome del Great Crash, ma anche per evitare scelte autolesioniste: ad esempio l’illusione che l’investimento in tecnologia o in digitale o l’accorpamento professionale o la dipendenza siano soluzioni per tutti.

Affrontiamo perciò questo nuovo anno sapendo che non c’è nulla di nuovo sotto il sole e che saremo ancora una volta da soli, noi con il sudore della nostra fronte e l’affetto dei nostri pazienti, a dover tirare a campare.

 

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